Una passara de quarantatresi





Era il 1943, anche se la guerra poco aveva inciso in Sardegna dal potuto di vista letteralmente bellico, le restrizioni economiche si sentivano eccome; i prodotti locali non sempre erano sufficienti e anche nel paese si razionavano i beni primari, come la farina e quindi il pane ad esempio.
Babbo Giuanni aveva incaricato Menuccia di fare la coda per il pane e le aveva dato la loro tessera annonaria. Lei stava in attesa ma non poteva fare a meno di macinare pensieri, sulla gente in fila come lei, sulla fame, sulla guerra, non vedeva l’ora di avere la pagnotta per la mani. Mentre avanzava già si immaginava nella tavola della loro casa, le fette del civraxiu spezzettate e messe in ammollo nel minestrone fumante e fragrante, di lenticchie magari e magari con dentro qualche pezzetto di lardo. Quasi riusciva a sentire il sapore in bocca quando qualcuno la chiamò a gran voce e qualcun altro la spinse, si destò dal suo bel sogno e si trovò di fronte al forno, era arrivato il suo turno.
Fu allora che si rese conto che aveva davvero spezzettato qualcosa, abbassò gli occhi sulle sue mani, ma non era il pane…era la tessera!! e moh? chi glielo dice a Babbo???

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