Un pomeriggio al mare



Troppo bello per essere vero, per durare nel tempo. Come un bel sogno interrotto da un brusco risveglio. A questo pensava mentre rapidamente riponeva nello zaino il telo da mare, la crema solare, libro, sigarette e cazzate varie.
Alle cinque di un pomeriggio di inizio luglio non si può avere freddo, in spiaggia, in Sardegna poi…A questo pensava mentre cercava di infilarsi il vestitino leggero sopra il costume ancora umido dal bagno di due ore prima.
Era arrivata in spiaggia madida di sudore, dopo un viaggio nel caldo della sua auto, a frastimi ogni volta che era costretta a rallentare la sua corsa nelle innumerevoli rotatorie, perché rallentava pure la corrente d’aria che passava tra i finestrini aperti.
Appena era riuscita a sistemare le sue cose sotto l’ombrellone e disteso il telo sullo sdraio, si era diretta con passo sicuro verso l’ acqua, nella sua mente correva e si lanciava con un tuffo da 9 punti, nella realtà cercava di fare la disinvolta mentre imprecava sottovoce per il dolore delle pietre sotto piedi, per le onde che gelide le si infrangevano su pancia e petto ancora troppo accaldati e poco avvezzi all’ acqua fresca.
Nella sua mente aveva la schiena curva come un delfino, gambe unite, piedi distesi, le mani tagliavano l'acqua e si apriva alla vista il fondale… nella realtà dopo aver bagnato polsi e nuca, come un anziano che soffre di pressione bassa, piegò le lunghe gambe dal potenziale inespresso, come quando si siede sulla tazza, poi preso coraggio immerse pure il busto e poi via anche la testa, con pollice e indice a chiudere le narici, all’indietro per evitare che i capelli le cadessero poi flosci sul viso nella risalita dall’immersione da record (apnea più breve del mondo).

Ora l'acqua era piacevolmente fresca, stava a galla ed ammirava l'imponente Sella del diavolo, poi sollevò lo sguardo verso il sole, ampie nubi dal colore bianco sporco si dirigevano velocemente da più lati verso il sole, che in pochi secondi fu completamente inglobato da esse.
Stop! come lo schermo della TV quando compare la scritta The end, cielo grigio tendente al nero, anche l'acqua pareva più scura. Non restava altro che uscire e andare ad asciugarsi.
Man mano che il suo corpo emergeva dal mare il vento si faceva più forte, sentii un brivido lungo la schiena, brrr sarà maestrale? il bagnino si apprestava a fare il cambio della bandierina sulla torretta, color rosso mi pare. Poco ne capiva lei di venti, brutta cosa per un'isolana, sapeva solo che se c'è maestrale c'è pure freddo e che dura sempre per giorni dispari: 1, 3, 5...
Con sole quattro ampie falcate arrivò al suo ombrellone, si asciugò a lungo con il morbido telo e sentito un languorino decise che ora di mangiare qualcosa.
Evidentemente era ora di pranzo perché pure il bimbo che correva verso il suo ombrellone urlava: mamma ho fame!!!
Eh che cacchio dalla fretta di rinfrescarsi e far pipì si era scordata che con lei c'era pure il figlio.
Mamma mi passi il mio asciugamano, mamma mi passi il panino, mamma mi passi l'acqua?
Dopo essersi rifocillati, il bimbo decise che il panino era piccolo e lo aveva già digerito e che dopotutto era un bimbo e vento o meno, e sole o non sole, se vi va in spiaggia i bambini devo stare in acqua!!! Così fece e lei ringraziò il Signore di non avere un bimbo che ha paura del mare, che ci stava pure da solo, senza la sua mammina.
Lei si distese, coperta dal telo iniziò a leggere il suo libro.
Alla seconda pagina arrivò un pakistano che vendeva bibite fresche, pure acqua gasata, no grazie ciao. Poi fu la volta della cinesina che offriva massaggi a "buono prezzo", no grazie ciao.
Calma piatta per 10 minuti, lei beatamente proseguiva la sua lettura, un occhiata al libro e una al bimbo che sfidava i cavalloni.
Improvvisamente però a turbare il suo momento di relax arrivò quel suono, fastidioso, quello che temeva più dei tuoni...


Pori-pori, graniteeee... Il bimbo, manco fosse il cane degli esperimenti di Pavlov, o manco fosse esplosa una mina in mare, schizzò via dall'acqua, grondante e gelido si avvinghiò al suo collo e disse: mà ti prego c'è il Signore delle granite, ti prego, me lo hai promesso l'anno scorso, ti prego ho fame, ti prego giuro che la mangio tutta!!!
Fu in quel momento che si chiese perché non era rimasta a casa o perché non aveva lasciato a casa il nano, perché?
Odiava l'omino delle granite, vendeva semplici bicchierini di ghiaccio con un goccio di sciroppo di frutta, più colore che sapore. Riteneva fosse uno spreco di soldi, preferiva spendere per un buon gelato artigianale o per il classico cuore di panna. Che poi il nano ogni volta sceglieva il gusto anguria e dopo due cucchiai la lasciava sempre, ogni volta diceva che forse era guasta e finiva nel cestino dei rifiuti, come buttare 2 euro nel cestino!!!
Questa volta non mi freghi disse con tono pacato ma deciso, sai già che non ti piacerà, se proprio hai fame andiamo a casa e facciamo merenda. Il nano provò ad accennare lo sguardo da piccolo principe misto gatto di Shrek, stava pure per congiungere le mani ed era pronto con la sfilza dei Ti pregoooo quando un lampo squarciò le nubi, per un milionesimo di secondo una forte luce quasi li accecò, i cavalloni cozzavano l'uno contro l'altro, poi un rombo, un tuono, come il rutto di un gigante prepotente, così forte che tutti in spiaggia per istinto abbassarono il capo proteggendolo con le mani. Lei si riprese quasi subito, il nano era scosso, come il cielo e come il mare, mentre lo abbracciava per rassicurarlo vide i vicini di ombrellone raccogliere in tutta fretta le proprie cose, come se avessero sentito la sirena antiaerea...
Eccolo di nuovo, un lampo e un forte tuono, niente pioggia stranamente. In tutto questo marasma l'omino delle granite stava fermo in riva, guardava la giovane mamma, l'alta e formosa giovane mamma, senza cellulite, insomma guardò dalla loro parte e urlò: ehi bimbo!!
Ehi bimbo? Ripeté lei nella sua mente, ehi bimbo lo dirai a tuo figlio stava per urlare, ma fece in tempo solo a mettersi in piedi, petto in fuori, pugni sui fianchi, classica posa da grezza pronta al bisticcio insomma, che il cielo sparò un fulmine dritto dritto ad un passo dal carrellino delle granite.
Il povero omino fece un balzo e cadde a culo in terra, come diceva il giovane Goethe, in tre secondi si rialzò, acchiappò il manubrio del carrello e scappò via sotto shock!!
Lei si voltò, guardò il suo nano, lui guardava lei, nessuna parola. Lui prese il suo cambio e le sue ciabatte lei...
Lei rapidamente riponeva nello zaino il telo da mare, la crema solare, libro, sigarette e cazzate varie.
Alle cinque di un pomeriggio di inizio luglio non si può avere freddo, in spiaggia, in Sardegna poi…A questo pensava mentre cercava di infilarsi il vestitino leggero sopra il costume ancora umido dal bagno di due ore prima.
Il bambino diligente si sistemava lo zaino nelle spalle pronto per il rientro a casa, lei si occupava dei rifiuti, al secondo viaggio verso il cestino realizzò che niente accade per caso e doveva trovare il lato positivo pure in quel pomeriggio apparentemente di merda.
Abbandonato lo stabilimento, con la mano in quella del suo nano ancora un po' spaventato dalla tempesta di fulmini, camminava lentamente verso la piccola auto nera e pensava e sceglieva il lato positivo, ecco disse sottovoce, trovato:
Il Dio del vento, il Dio delle nubi, il Dio delle saette, insomma la natura era venuta in suo soccorso, fanculo se era il primo giorno di mare dopo il terzo giorno di ferie, lei e il bambino erano salvi, non aveva sprecato due euro per una granita del cazzo e soprattutto d'ora in poi il nano avrebbe associato il suono del dannato carrellino, quel pori-pori, a tuoni, fulmini, saette...

Fine di un pomeriggio al mare

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