La sedia bianca 2.0
La mia sedia bianca unico reperto fotografico 💓 |
Sembravo scemotta, troppo piccola per pensare, un faccione tondo tondo, un caschetto di capelli color castano scuro tenuti su da due forcine che scoprivano il viso: guance paffutelle, un nasino non proprio delicato e due occhietti neri neri.
Dalla mia sedia bianca osservavo tutto e tutti, come un falco nulla mi sfuggiva, neanche mamma che sciacquava la pasta mia: dalla fretta ogni tanto si scordava che io la volevo senza sugo e senza formaggio.
Mi relegavano li' se nella tavola non c'era posto per me, nel bordo della credenza, sulla sedia bianca vecchia ma alta abbastanza per arrivare al mio piatto.
Io ci restavo male ma non piangevo, mi avrebbero deriso e di nuovo li avrei sentiti prendermi in giro: piange per tutto sembra Andrea Celeste.
Parlavano, raccontavano di via Piccioni: due stanze, un bagnetto e un grande terrazzo.
Un gatto dato via perché pisciava dentro il bidet, il cane Ugo spedito da uno zio in campagna, voleva mangiarmi quel cagnone, era geloso delle cure della mia mamma. Che ne sai tu di via Piccioni, mi dicevano, ci sei rimasta pochi mesi, perché la casa stava crollando e siamo venuti qui. Qui, nel quartiere di periferia, nella casa nuova con una cucina, un salotto che non usavamo quasi mai, due bagni, la camera dei maschi, la camera delle femmine e una camera per mamma e papà, niente terrazzo, solo due balconi e le finestre in ogni stanza, unico panorama il palazzone di fronte al nostro, oppure la statale, in lontananza l'inceneritore, campi verdi a volontà e d'estate i fuochi d'artificio che facevano intravedere la chiesa di San Lorenzo. Niente animali, ogni tanto qualche cucciolo lo portavano i miei fratelli ma mamma gli concedeva solo un pasto e poche ore di coccole poi via, diceva: riportalo dove lo hai trovato.
Dove lo hai trovato Toni? Dove abbiamo trovato te, di fianco al cassonetto...
A quello pensavo quando li osservavo dalla mia unica amica, la mia sedia bianca. E se fosse vero? Loro avevano tanti ricordi in comune, con me no.
Riflettevo tra un boccone e l'altro: loro non mi somigliano per niente. I miei genitori poi? Troppo vecchi...forse era vero, io ero figlia di qualcun'altro. Allora sognavo che un giorno i miei veri genitori sarebbero venuti a riprendermi, erano ricchi ovviamente altrimenti che sogno sarebbe stato... avevano una grande casa con una stanza tutta per me e intorno un bel giardino, tanti animali e un grande tavolo con un posto sempre libero anche per me. Poi però ci ripensavo, che avrei fatto tutta sola? Si, perché no? avremmo portato via anche il resto della ciurma, senza di loro mi sarei sentita triste e annoiata. Mamma e papà però come avrebbero vissuto senza ciurma? Uff ok va bene, resto qui con loro, prima o poi compreranno una tavola più grande con un posticino pure per me e la mia sedia?
Avere tanti fratelli non mi sembrava strano allora, i miei vicini di casa avevano anche loro tanti fratelli e sorelle.
Nel nostro palazzone di borgata ci stavano 32 famiglie, 8 piani, l'ascensore c'era ma non ha funzionato per tanti anni, c'erano 4 famiglie in ogni piano e tutte con non meno di 8 componenti. Non ricordo bene ma forse la meno numerosa aveva solo 5 figli.
La mia famiglia è diventata strana e anomala per me quando ho iniziato la scuola, quando ho iniziato a frequentare bambini che vivevano poco lontano dalla mia via ma sembrava vivessero in altre città...bambine con un solo fratello, due al massimo, appartamenti ordinati e puliti in palazzine con al massimo 5 piani e 10 famiglie in tutto.
Quando dicevo loro che io avevo 10 fratelli rimanevano a bocca aperta, non ci credevano e allora io dicevo i nomi dei componenti della ciurma, ovviamente in ordine cronologico dal più grande al più piccolo...
Gli adulti che venivano a saperlo erano più ironici, mi dicevano: cess davvero? Ma i tuoi non avevano la TV? Io non capivo che volessero dire, loro ridevano, io no... Anche perché la TV la avevamo eccome, l'avevano pure in via Piccioni, perché mio fratello grande diceva che lui e il secondo dormivano nella cucina-salotto dove c'era la TV, ma dovevano aspettare la fine di Carosello e che i piccoli sloggiassero nella loro stanza per poter aprire i mobili letto e poter andare a dormire pure loro.
Quando ho avuto l'età per capire la battuta comunque non ridevo, che c'entra la TV con l'amore e la passione? Se non c'è non c'è neppure con una TV spenta, se invece c'è sintonia e armonia si trova il posto e il momento per amoreggiare anche in una casetta piena di marmocchi ed io ne sono la prova.
... continua
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