Capperini: quanti ricordi!!
Ne avrei da raccontare e ne racconterò, certo tutti noi abbiamo dei ricordi dell'infanzia, della vita familiare e ad ognuno di noi sembrano speciali e diversi da quelli di tutti gli altri.
Io mi sono sempre sentita un po' diversa dagli altri, dai miei coetanei e in parte credo fosse dovuto alla mia stramba famiglia.
Mia madre era differente da quella delle altre e pure il mio papà.
Lui non passava i pomeriggi al bar o a giocare a calcetto come i papà delle mie compagne. Lui non mi ha mai accompagnato alle partite di pallavolo: ci andavo con il presidente della società che casualmente aveva il mio stesso cognome.
Lui non mi ha mai portato a pesca: ci andavo con mio cognato, il papà del boccoloso.
Lui non veniva a vedere le mie partite di calcio, ci veniva mia sorella e poi mi prendeva in giro e diceva che quando correvo sembravo pesante… parlava bene lei che a malapena sapeva andare in bicicletta!!
Io in bici ci andavo bene eccome! sapevo pure sgommare e impennare, una volta con la bici sono arrivata pure al Poetto, assieme al vicino di casa più grande di me, molto più grande di me, mi è sempre piaciuto ma lui era un gentiluomo ed io solo un’adolescente assennata, tra noi c'è stata solo una pedalata.
Allo stadio ci sono sempre andata solo con l'altro mio cognato, quello magrolino, lui mi accompagnava pure ai tornei di calcetto, con lui poi giocavo a calcio negli anditi di ogni casa in cui ci capitava di stare: se c'eravamo noi e anche una palla era assicurata una partita porta a porta. Lui è come un fratello per me, quasi un papà. È lui che mi prestava la sua auto per le mie uscite con il mio Mr Muscolo, lui e mia sorella roccia ci hanno accolto e consolato quando un guardone aveva tentato di entrare nella nostra auto mentre...che ve lo dico a fare, lo avrete già capito.
Con il mio papà troppo anziano facevo cose diverse, con lui ho imparato a fare i calcoli a mente, ad affinare l'intuito e a non sbagliare le doppie, non perché mi desse lezioni di matematica o grammatica, non proprio, con lui giocavo a Pinella, facevo i cruciverba e guardavo i film e i telefilm polizieschi, Derrick e il Tenente Colombo. Con lui non andavo in giro in bici ma ogni tanto mi portava all'ospedale vecchio, dove lavorava lui, ma non per vedere il suo ufficio, no, mi ci portava per raccogliere i capperi che dalle mura di Castello scendevano giù nelle pareti rocciose fino al cortile dell'ospedale. I capperi poi li portavamo a casa, dovevo tagliare i gambi, lavarli e poi lui li metteva sotto aceto e riempiva tanti vasetti. Oppure lo aiutavo a prepare le melanzane e i carciofini sott'olio… quanto li ho odiati, macchiavano i polpastrelli e poi puzza di aceto per tutta la casa!
Quei pomeriggi purtroppo non sono durati per tanto tempo, lui non so bene come ma si ammalo’ e da un giorno all'altro invecchio’ ancora di più...è stato in ospedale per tanto tempo, io ero piccola per conoscere e capire i particolari ma non troppo per non accorgermi che qualcosa stava cambiando, mamma aveva iniziato a lavorare di pomeriggio, faceva da governante ad una signorina, a volte mi portava con lei e si arrabbiava se io mangiavo le ciliegie della signorina. È stata una grande donna, molto affezionata a tutta la nostra famiglia, molto cara a mia madre ma anche ai miei fratelli, aveva un cane, Paco e ce lo affidava quando doveva partire, solo a lui mamma concedeva di passare le notti a casa nostra.
Tornando a papà, ad un certo punto della mia vita diventò per me un simpatico, dolce burbero nonno, anche per Mr Muscolo era più un nonno che un vero e proprio suocero a cui chiedere la mia mano.
L'estate della maturità ero stata incaricata dalla famiglia per fargli da Candy Candy, lo avevo accompagnato a Roma per un controllo al Gemelli, per capire se lì potevano operarlo. Mente lui faceva i controlli io stavo a casa dei miei padrini, la loro unica figlia si era già sposata, quindi la casa era tutta per me. Stavano nel quartiere Tiburtina, mi piaceva, somigliava molto al mio quartiere di periferia. Ogni tanto uscivo con Andrea grande, mio fratello che vive a Roma da tanti anni. Devo tanto a lui, soprattutto la scoperta del piacere per la lettura.
L'ultimo giorno del viaggio io e papà abbiamo dormito nella stessa stanza della casa di zio Angelo, mente gli rimboccavo la copertina lui mi disse grazie e poi disse anche: tu resterai sempre con me vero? Anche quando sarò vecchio?
Io rimasi spiazzata, continuavo a sistemare il suo giaciglio e alla fine risposi: no…Io dovrò sposarmi, farmi una vita. A te ci penserà Mario! il mio fratello più grande, mi sembrava giusto così in quel momento.
Con il mio papà troppo anziano facevo cose diverse, con lui ho imparato a fare i calcoli a mente, ad affinare l'intuito e a non sbagliare le doppie, non perché mi desse lezioni di matematica o grammatica, non proprio, con lui giocavo a Pinella, facevo i cruciverba e guardavo i film e i telefilm polizieschi, Derrick e il Tenente Colombo. Con lui non andavo in giro in bici ma ogni tanto mi portava all'ospedale vecchio, dove lavorava lui, ma non per vedere il suo ufficio, no, mi ci portava per raccogliere i capperi che dalle mura di Castello scendevano giù nelle pareti rocciose fino al cortile dell'ospedale. I capperi poi li portavamo a casa, dovevo tagliare i gambi, lavarli e poi lui li metteva sotto aceto e riempiva tanti vasetti. Oppure lo aiutavo a prepare le melanzane e i carciofini sott'olio… quanto li ho odiati, macchiavano i polpastrelli e poi puzza di aceto per tutta la casa!
Quei pomeriggi purtroppo non sono durati per tanto tempo, lui non so bene come ma si ammalo’ e da un giorno all'altro invecchio’ ancora di più...è stato in ospedale per tanto tempo, io ero piccola per conoscere e capire i particolari ma non troppo per non accorgermi che qualcosa stava cambiando, mamma aveva iniziato a lavorare di pomeriggio, faceva da governante ad una signorina, a volte mi portava con lei e si arrabbiava se io mangiavo le ciliegie della signorina. È stata una grande donna, molto affezionata a tutta la nostra famiglia, molto cara a mia madre ma anche ai miei fratelli, aveva un cane, Paco e ce lo affidava quando doveva partire, solo a lui mamma concedeva di passare le notti a casa nostra.
Tornando a papà, ad un certo punto della mia vita diventò per me un simpatico, dolce burbero nonno, anche per Mr Muscolo era più un nonno che un vero e proprio suocero a cui chiedere la mia mano.
L'estate della maturità ero stata incaricata dalla famiglia per fargli da Candy Candy, lo avevo accompagnato a Roma per un controllo al Gemelli, per capire se lì potevano operarlo. Mente lui faceva i controlli io stavo a casa dei miei padrini, la loro unica figlia si era già sposata, quindi la casa era tutta per me. Stavano nel quartiere Tiburtina, mi piaceva, somigliava molto al mio quartiere di periferia. Ogni tanto uscivo con Andrea grande, mio fratello che vive a Roma da tanti anni. Devo tanto a lui, soprattutto la scoperta del piacere per la lettura.
L'ultimo giorno del viaggio io e papà abbiamo dormito nella stessa stanza della casa di zio Angelo, mente gli rimboccavo la copertina lui mi disse grazie e poi disse anche: tu resterai sempre con me vero? Anche quando sarò vecchio?
Io rimasi spiazzata, continuavo a sistemare il suo giaciglio e alla fine risposi: no…Io dovrò sposarmi, farmi una vita. A te ci penserà Mario! il mio fratello più grande, mi sembrava giusto così in quel momento.
Per fortuna lui già dormiva o forse faceva finta, non rispose.
Io andai nel mio lettino, di fianco al suo, pensavo e mi pentivo della mia risposta. Mi aveva detto quando sarò vecchio… per me è sempre stato vecchio. Però sono sempre stata con lui, nella sua casa, fino al 2004, l’anno in cui decise che era ora di andare a dormire e non svegliarsi più. Ero con lui i pomeriggi in cui andava a fare la pennichella e mi diceva: tra mezz'ora vieni a mettermi la copertina sulle gambe? Ero lì quando mi dimenticavo di quel dannato plaid a quadretti, che ora sta casa mia, e lui al suo risveglio mi prendeva ad urla e mi diceva che non mi avrebbe mai perdonata… Ma poi dopo mezz'ora mi chiamava di nuovo Coccolina.
Vivevo ancora lì con lui quando venni a sapere di essere incinta.. Non sapevo come dirglielo, non ero sposata… glielo dissi dall’ingresso di casa, lui stava nella sua camera da letto, un lungo andito ci separava. Io rientravo dall'ospedale dove ero stata ricoverata per qualche giorno e dove appunto scoprì di aspettare un bambino: un vitello!! mi disse la ginecologa quando mi chiese se per caso fossi incinta… vi spiego meglio:
Io andai nel mio lettino, di fianco al suo, pensavo e mi pentivo della mia risposta. Mi aveva detto quando sarò vecchio… per me è sempre stato vecchio. Però sono sempre stata con lui, nella sua casa, fino al 2004, l’anno in cui decise che era ora di andare a dormire e non svegliarsi più. Ero con lui i pomeriggi in cui andava a fare la pennichella e mi diceva: tra mezz'ora vieni a mettermi la copertina sulle gambe? Ero lì quando mi dimenticavo di quel dannato plaid a quadretti, che ora sta casa mia, e lui al suo risveglio mi prendeva ad urla e mi diceva che non mi avrebbe mai perdonata… Ma poi dopo mezz'ora mi chiamava di nuovo Coccolina.
Vivevo ancora lì con lui quando venni a sapere di essere incinta.. Non sapevo come dirglielo, non ero sposata… glielo dissi dall’ingresso di casa, lui stava nella sua camera da letto, un lungo andito ci separava. Io rientravo dall'ospedale dove ero stata ricoverata per qualche giorno e dove appunto scoprì di aspettare un bambino: un vitello!! mi disse la ginecologa quando mi chiese se per caso fossi incinta… vi spiego meglio:
svenni mentre vendevo i fiori nel banchetto di mio cognato, quindi mi portano al pronto soccorso e da lì nel reparto ginecologia perchè ammisi che da qualche mese non avevo il ciclo. Mi fecero un ecografia… Io lì a dire no non credo di aspettare un bambino, sono solo stressata!! due lavori, la casa da terminare… Invece c’era, eccome se c'era!! la dottoressa disse proprio così: signorina, ha un vitello, è di quattro mesi!!!
Comunque, papà evidentemente lo aveva già saputo, infatti dalla sua stanza urlò: Franci, sei tu? come stai? Io risposi: bene, solo un po’ incinta. Lui rispose: lo so, brava, brava, speriamo sia un maschietto.
Dopo il parto io e il mio bambino abbiamo vissuto lì nella sua casa, nella vecchia camera dei maschi di fianco alla camera di mamma e papà. La mattina mi svegliavo e trovavo la culla vuota. La prima volta quasi mi venne un colpo dallo spavento!! Lo ritrovai in cucina nella sua cesta, di fianco a mia mamma che cucinava a canticchiava per lui. Anche papà canticchiava per lui, qualche volta di pomeriggio mentre io sbrigavo qualche faccenda, lui spingeva la carrozzina e intonava un canto in sassarese per farlo addormentare. Mi emozionava sentirlo, era felice di averci lì.
Quando poi decidemmo di andare via, nella nostra casa finalmente pronta, cercò di trattenermi, mi diceva non andare a Capoterra, li c'è freddo. Io ci andai comunque ma ogni pomeriggio dopo il lavoro prendevo Riki dall'asilo e andavamo a salutare i nonni. Tutti i giorni, pure il giorno prima del suo ultimo sonno.
Aveva ragione, fa freddo a Capoterra.
Mamma invece era proprio diversa da tutte le altre. Lei non si truccava, non si profumava, solo il borotalco dopo la doccia. Aveva un flacone di Chanel 5 sul comò ma raramente lo metteva. Non metteva mai nemmeno lo smalto, l'unica cura che si concedeva era la crema alla glicerina per le mani, spesso arrossate perché stava sempre a pulire e lavare i panni a mano, anche se la lavatrice l'avevamo lei trovava sempre qualcosa che andava lavato a mano.
Lei non veniva mai a prendermi a scuola e come papà non ha mai partecipato a nessuno dei momenti sociali di me bambina.
Una mia compagna delle elementari aveva la baby sitter, un giorno le chiesi: perché viene lei a prenderti? Lei rispose: perché la mia mamma lavora, invece tu? chi viene a prenderti?
Eh già chi viene? Nessuno…Non veniva mai nessuno.
Una volta vidi mio fratello all'uscita, ero sorpresa ed emozionata… poi molto abbattuta quando capii che non era lì per me, era lì per fare il filo alla sorella più grande di una mia compagna. Mamma non veniva a prendermi ma nemmeno mi ci accompagnava a scuola.
Comunque, papà evidentemente lo aveva già saputo, infatti dalla sua stanza urlò: Franci, sei tu? come stai? Io risposi: bene, solo un po’ incinta. Lui rispose: lo so, brava, brava, speriamo sia un maschietto.
Dopo il parto io e il mio bambino abbiamo vissuto lì nella sua casa, nella vecchia camera dei maschi di fianco alla camera di mamma e papà. La mattina mi svegliavo e trovavo la culla vuota. La prima volta quasi mi venne un colpo dallo spavento!! Lo ritrovai in cucina nella sua cesta, di fianco a mia mamma che cucinava a canticchiava per lui. Anche papà canticchiava per lui, qualche volta di pomeriggio mentre io sbrigavo qualche faccenda, lui spingeva la carrozzina e intonava un canto in sassarese per farlo addormentare. Mi emozionava sentirlo, era felice di averci lì.
Quando poi decidemmo di andare via, nella nostra casa finalmente pronta, cercò di trattenermi, mi diceva non andare a Capoterra, li c'è freddo. Io ci andai comunque ma ogni pomeriggio dopo il lavoro prendevo Riki dall'asilo e andavamo a salutare i nonni. Tutti i giorni, pure il giorno prima del suo ultimo sonno.
Aveva ragione, fa freddo a Capoterra.
Mamma invece era proprio diversa da tutte le altre. Lei non si truccava, non si profumava, solo il borotalco dopo la doccia. Aveva un flacone di Chanel 5 sul comò ma raramente lo metteva. Non metteva mai nemmeno lo smalto, l'unica cura che si concedeva era la crema alla glicerina per le mani, spesso arrossate perché stava sempre a pulire e lavare i panni a mano, anche se la lavatrice l'avevamo lei trovava sempre qualcosa che andava lavato a mano.
Lei non veniva mai a prendermi a scuola e come papà non ha mai partecipato a nessuno dei momenti sociali di me bambina.
Una mia compagna delle elementari aveva la baby sitter, un giorno le chiesi: perché viene lei a prenderti? Lei rispose: perché la mia mamma lavora, invece tu? chi viene a prenderti?
Eh già chi viene? Nessuno…Non veniva mai nessuno.
Una volta vidi mio fratello all'uscita, ero sorpresa ed emozionata… poi molto abbattuta quando capii che non era lì per me, era lì per fare il filo alla sorella più grande di una mia compagna. Mamma non veniva a prendermi ma nemmeno mi ci accompagnava a scuola.
La mia mamma era differente, ma già lo avrete capito oramai.
Continua...
Sei grande continua cosi mi fai emozionare ciao.Ti mando un bacio e un abbraccio.
RispondiEliminaNone... sono la più piccola, gli altri sono grandi 🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟🌟
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