Il posto tuo
Sai che c'è?
C'è che senza te non mi piace più nemmeno fare la spesa...
Sai che c'è?
Che senza te non mi va nemmeno di cucinare.
Sai che c'è?
Che senza te non mi va neppure di sedermi a tavola per mangiare, tutti assieme...
I ragazzi ormai cenano in salotto quattro giorni su sette.
Da noi non esisteva proprio, il salotto c'era ma non si usava quasi mai.
In dieci o venti si mangiava quasi sempre in cucina, se mi andava bene stavo sulla sedia bianca, sul tavolino dei piccoli per Natale o altri pranzi di festa.
Nei giorni normali, quando non esistevano lavori con orario continuato, tutti a tavola per il TG delle 13:30 e alle 20 per la cena, mi ricordo la sigla ma so scriverla qui...
Passami il pane, passami l'acqua, solo un piatto per tutte le portate, i tovaglioli di stoffa e i bicchieri in vetro, quasi tutti diversi, qualcuno sbeccato. Ma eravamo felici così, niente coca- cola, al massimo l'acqua cristallina, quella che si preparava con le bustine.
Vino per papà e per i maschi grandi, per gli altri l'acqua del rubinetto, dicevi che era buona usciva dai tubi fresca fresca.
Tu eri sempre l'ultima a sederti per mangiare, stanca, con la fronte un po' sudata ma sempre sorridente, con le guance alte, sode e rosse.
Papà a capo tavola, sempre; tu sempre al suo fianco, alla sua sinistra, come nel lettone. Quel posto è stato tuo per sempre, anche di pomeriggio per cucire, per giocare a carte quello era il posto tuo.
L'odore delle frittelle di melanzane, il profumo del sugo... e dire che da piccola non mi piaceva, soprattutto quello con i puntini quando lo preparavi con i pomodori freschi, il parmigiano? No bleah che schifo e tu a dire non si dice che schifo e papà a dire: una passara de quarantatresi... perché nel '43 c'era la guerra, la fame... e io sbuffavo, uff..
Finito il pranzo le donne sistemavano la cucina, i maschi una pennichella, anche se dopo mezz'ora dovevano uscire per andare nuovamente a lavoro. Tu eri l'ultima anche per la pennichella...
Ricordo...si ora ricordo perché la mia lingua è così strana... Bonni lavava il pavimento della cucina, io stavo seduta sopra il tavolo, le gambe all'aria, guardavo la tv, forse cantavo la sigla dei cartoni animati. Poi il volo, la mia faccia sul pavimento, il sangue intorno a me... Bonni che mi soccorre, mi tira su, controlla la mia bocca, i miei denti... La lingua, aiuto si è la lingua... arrivi tu, svuoti dentro la mia bocca tutto lo zucchero della zuccheriera. Salva, sono salva, parlo ancora, grazie ma'.
Mi prende così, perché il cibo, la tavola, una melanzana, le favette... Perché mi fanno pensare a te? I bisogni primari?
Aveva ragione Freud?
Avevi ragione tu, avevi capito tutto tu.
La famiglia a tavola, tutti assieme, questa è famiglia. E il posto tuo ora so dove è, qui nel mio petto, a sinistra.
Ciao ma', salutami papà.
Ciao,mamma ciao papà grazie per tutto quello che mi avete dato.Ciao Franci grazie anche a te per quello che scrivi e puramente realtà .Ti mando un bacio e un abbraccio.
RispondiElimina🌟 Un bacio 😘
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